LETTERA A UN MONSIGNORE

(una missiva per accompagnare l’invio del libro SONO ATEO, GRAZIE A DIO!)

 

 

All’arcivescovo metropolita Angelo Bagnasco

Al presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco

Al generale di corpo d’armata Angelo Bagnasco

 

 

Monsignore, Eminence,

 

confidando di trovare in Lei un lettore interessato, Le inviamo copia di un libro che abbiamo pubblicato alcuni mesi or sono. Ci è sembrato un passo quasi doveroso poiché dalle sue pagine è stato tratto gran parte dell’irriverente materiale messo in mostra nella sua bella città d’adozione, Genova, in un’iniziativa pasquale che l’opinione pubblica locale e nazionale ha sobriamente definito «intimidatoria» nei confronti Suoi e della Chiesa.

Intimidatoria: cioè diretta ad impaurire al fine di costringere, se la lingua italiana non è un’opinione. Ci è parso singolare che un ex docente di “ateismo contemporaneo” (materia che purtroppo non si insegna in nessuna scuola pubblica o privata italiana), nonché ufficiale dell’esercito, si sia sentito intimorito dalla messa in piazza di una iniziativa iconoclasta. Va bene che il Superlativo Assoluto è il Suo pane quotidiano, ma non Le sembra un’esagerazione? Ad ogni modo, dopo tutto il clamore mediatico che è stato sollevato, non volevamo che Lei si facesse un’idea errata sul conto e sulle ragioni di chi come noi ha l’ardire di insistere ad esercitare la propria libertà di critica. Quella critica considerata un “sacro diritto” quando viene formulata dalla Chiesa — usa a scomunicare omosessuali che convivono, donne che si ritengono libere di amare come più desiderano, malati terminali che chiedono di far cessare le proprie sofferenze — ma che diventa subito un crimine allorché viene formulata alla Chiesa. Misteri della fede!

Come definire altrimenti il fatto che una scritta sui muri venga considerata una minaccia tale da richiedere una scorta armata, o che un cabarettista venga tacciato di essere un terrorista solo perché ricorda pubblicamente la benedizione ecclesiastica tributata ai tiranni e la scomunica a un uomo malato che chiede di morire?

I Suoi chierichetti hanno talmente gridato «al lupo!» che alla fine se n’è intravista la coda: dopo le sollecitazioni rivolteLe a vergognarsi, Le sono arrivate le minacce. Presumiamo che Lei sia rimasto male per la sfrontatezza dimostrata da chi ha inviato pallottole di piombo ad un generale (forse per saggiarne la competenza militare).

Noi, quasi per confermare le Sue stesse parole, Le inviamo queste più modeste «pallottole di carta». Lei è uomo di cultura e certo possiede gli strumenti per saper apprezzare un nuovo titolo, per quanto indegno, nella sua biblioteca, inserendolo fra un libro su San Tommaso d’Aquino e uno di metafisica.

È nostro vivo auspicio che si smorzino inutili tensioni e si contribuisca a gettare finalmente un po’ di luce sulla reale natura della Chiesa e — perché no? — di chi la dirige: il Santo Padre Suo. Certi che anche Lei condivida questo auspicio, Le assicuriamo che nutriamo nei Suoi confronti esattamente la stima che Lei si merita. Niente di più, ma soprattutto niente di meno.

 

gli editori

 3 maggio 2007

LA RISPOSTA DI ANGELO BAGNASCO

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