Bruno Filippi

HO SOGNATO UN MONDO IN FIAMME

ROTEANTE NELL’INFINITO


136 pp • € 8,00




È la sera di domenica 7 settembre 1919. La Galleria Vittorio Emanuele II, a Milano. Qui le ricchezze solidificate in pietra grigia, il privilegio celebrato dalle volte monumentali, accolgono l’alta borghesia meneghina giunta a riposarsi e a digerire il lavoro settimanale – sfruttare i poveri – ai tavolini di esclusivi caffè. È la stessa borghesia che pochi anni prima ha fatto affari con la Grande Guerra, la stessa borghesia che solo sei mesi prima in quella città ha tenuto a battesimo il fascismo per difendersi dalla minaccia sovversiva sollevata e trasportata dalla rivoluzione russa. All’improvviso, in quella serata di fine estate, un’esplosione squarcia l’aria e semina il panico fra i presenti. Una bomba, destinata forse al ristorante Biffi o forse al Club dei Nobili, è esplosa in anticipo sui tempi. Unica vittima, l’attentatore. Il suo nome è Bruno Filippi, ed ha solo 19 anni. Ma per il suo focoso antimilitarismo, ha già conosciuto la galera. Per le sue speranze in una catastrofe palingenica, ha già combattuto nelle trincee. Per la sua impazienza rivoluzionaria, si è già scontrato con i riformatori di sinistra. Anarchico individualista, da un lato non ama le folle che si lamentano ed implorano un paradiso nel futuro, dall’altro odia le cricche che comandano ed opprimono nell’inferno del presente. Fra le prime diffonderà i suoi scritti iconoclasti, alle seconde scaglierà la sua dinamite e il suo vetriolo.

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Il punto di partenza per questo libro è stato ovviamente la raccolta di articoli di Bruno Filippi edita nel 1920 a cura dell’Iconoclasta! — il periodico di Pistoia cui collaborava — e ristampata a Firenze nel 1950. Tuttavia, andando a sfogliare le annate di quel giornale, ci siamo accorti che alcuni dei suoi testi là pubblicati erano rimasti esclusi. Inoltre la sua firma anche su Cronaca Libertaria ci ha fatto sorgere il dubbio che egli avesse potuto scrivere pure su altri periodici anarchici dell’epoca. Abbiamo così allargato la nostra ricerca anche a Il Libertario di La Spezia e L’Avvenire Anarchico di Pisa, trovando in effetti qualcosa. Da questi stessi giornali abbiamo tratto anche alcuni testi comparsi dopo la sua morte. Non sappiamo se siano presenti altri suoi scritti qua e là nelle pubblicazioni libertarie di quel periodo, magari sotto pseudonimo. Abbiamo deciso di iniziare questa antologia con due articoli relativi il suo primo processo, quello del 1915; il primo apparve all’epoca dei fatti, il secondo fu pubblicato postumo, in una sorta di omaggio. Abbiamo poi ripreso alcune delle sue lettere scritte alla famiglia, già apparse nella sua vecchia raccolta, tralasciando solo quelle più personali e strettamente familiari. Dopo i suoi articoli, disposti in ordine cronologico in base all’anno in cui videro la luce, questo libro si conclude con un’ampia selezione di testi commemorativi.

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